Colpita dal terremoto del 62 d.C. e sepolta dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., insieme a Pompei e Stabiae, Ercolano è una cittadina in provincia di Napoli che ospita un parco archeologico, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. L’origine del nome Ercolano si rifà ad un’antica leggenda che vede la città fondata da Ercole nel 1243 a.C. e dopo essere stata dominata dai greci, passò prima sotto il controllo dei sanniti e poi dei romani.
Con i romani la città divenne un ricco centro residenziale che prese il nome di Resina, un toponimo che conservò fino al 1969 quando fu nuovamente chiamata Ercolano. Gli scavi di Ercolano sono meno noti di quelli di Pompei, ma sono ugualmente una perla all’interno del nostro patrimonio storico e archeologico.
Nel 79 d.C., con la violenta eruzione del Vesuvio, le zone circostanti il vulcano furono ricoperte di fango, lava e lapilli che distrussero gran parte delle città. Sembra che moltissimi abitanti riuscirono a mettersi in salvo, tuttavia, secondo recenti studi la maggior parte delle persone che non riuscì a salvarsi erano soprattutto poveri e schiavi.
Allo stesso tempo, lo strato di lava che ha ricoperto la città ha fatto sì che i resti di Ercolano si siano mantenuti in uno perfetto stato di conservazione negli anni e anche dei materiali organici, come mobili in legno, papiri e tessuti siano stati rinvenuti intatti.
Il sito archeologico di Ercolano risulta più piccolo di quello di Pompei ma i resti archeologici appiano qui in ottime condizioni. La maggior parte dell’area archeologica visitabile è composta da abitazioni private, edifici pubblici, templi e sontuosi impianti termali.
Molti dei reperti recuperati si trovano presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, mentre nel 2008 è stato aperto il Museo Archeologico Virtuale (MAV) che ricostruisce Ercolano prima e durante l’eruzione del Vesuvio.
Villa dei Papiri apparteneva all’antica famiglia dei Pisoni e deve il suo nome ai circa mille papiri ritrovati nella biblioteca. La villa è stata costruita in una posizione esclusiva a strapiombo sul mare dove era possibile ammirare paesaggi meravigliosi sul Golfo di Napoli.
Considerata una delle più grandi ville dell’antichità è stata riportata solo parzialmente alla luce dopo un lungo lavoro di restauro. Questa villa aveva stanze finemente affrescate, mosaici unici al mondo e proprio qui sono state ritrovate 58 statue in bronzo e 29 in marmo.
La Basilica Noniana sembra risalire al periodo augusteo ed è ancora quasi completamente interrata. La struttura ha una pianta rettangolare con un’esedra sul fondo e al suo interno sono state trovate statue, colonne e diversi affreschi in quarto stile, come quelli che narravano le fatiche di Ercole.
Le Terme Centrali risalgono alla seconda metà del I secolo a.C. e sono suddivise in due sezioni: una maschile e una femminile. Come consuetudine nelle terme dell’epoca ciascuna sezione presentava tre aree termali: il frigidarium (acqua fredda), il caldarium (acqua calda) e il tepidarium, dove si trova un magnifico mosaico con tessere bianche e nere che raffigura un tritone fra delfini. Qui furono ritrovati diversi scheletri di persone morte a causa dell’eruzione vulcanica con addosso gioielli in oro e accessori.
Tra le diverse cose da vedere agli scavi di Ercolano meritano di essere nominate le antiche domus romane che spiccano perché erano eleganti edifici che sono riusciti a mantenere intatto parte del loro aspetto originale.
La Casa dei Cervi, così chiamata a causa della presenza di due statue di cervi assaliti da dei cani, è la dimora più elegante dell’antica Ercolano con una terrazza che regala una stupenda vista mare. Il criptoportico in particolare ha un pavimento a mosaico con tasselli in bianco e nero e alle pareti aveva degli affreschi che sono attualmente conservati presso il Museo Archeologico di Napoli.
La Casa di Nettuno e Anfitride era di proprietà di un ricco commerciante che l’aveva adornata con mosaici in pasta vitrea, un prodotto davvero costoso per l’epoca. Il nome della domus deriva dal mosaico che decora la parete orientale della casa che rappresenta la divinità marina Nettuno con la sua compagna Anfitride.
I fornici sono magazzini portuali utilizzati anche come ricoveri per le barche che si trovavano sulla spiaggia. Qui nel 1980 sono stati recuperati circa 300 scheletri umani di persone morte mentre cercavano di lasciare la città in seguito all’eruzione. La maggior parte delle persone decedute in questo luogo erano abitanti che volevano scappare via mare portandosi dietro beni preziosi, gioielli e monili. Oltre ai corpi è stata rinvenuta una barca romana lunga nove metri e gli scheletri del rematore e di un soldato, con spade, scalpelli e diverse monete.
Il costo del biglietto intero è di € 13,00 mentre i giovani cittadini della comunità europea che hanno tra i 18 e 25 anni (non compiuti), possono usufruire di un biglietto ridotto del costo di € 2,00. Bambini e ragazzi sotto i 18 anni entrano gratis.
Per una visita indimenticabile, prenotate online un tour guidato con personale esperto e qualificato che vi farà scoprire tutto sulla storia degli Scavi di Ercolano.
Inoltre, Ercolano è una delle attrazioni incluse nella Campania Artecard, il pass turistico dedicato ai principali monumenti della regione come la Reggia di Caserta, i parchi di Paestum e di Pompei, e attrazioni della città di Napoli come il Palazzo Reale o il Museo Archeologico Nazionale.
Gli scavi di Ercolano sono visitabili ai seguenti orari:
Il giorno di chiusura settimanale è il mercoledì. Il sito archeologico è chiuso il 1 gennaio e il 25 dicembre mentre resta aperto il 1 maggio e l’8 dicembre.
Ercolano è una città ben collegata ad altre località campane e si può raggiungere in diversi modi. In città si trovano due stazioni ferroviarie: la stazione Ercolano-Scavi, collocata a 700 metri dagli scavi archeologici e la stazione Ercolano-Miglio D’oro che consente di visitare le ville vesuviane del Settecento. In treno, quindi, partendo dalla stazione Napoli Centrale potete prendere sia la linea Circumvesuviana Napoli-Sorrento sia la Napoli-Poggiomarino dato che entrambe le linee fermano prima a Ercolano Scavi e poi a Ercolano Miglio d’Oro.
Si può raggiungere Ercolano anche tramite la linea ferroviaria di Trenitalia Napoli-Salerno e scendere alla stazione FS di Portici-Ercolano. La stazione dista circa 1,6 km dagli scavi, quindi una volta qui dovrete prendere uno degli appositi autobus che conducono al Parco Archeologico. Ercolano è anche facilmente raggiungibile da Pompei grazie ad un corsa in treno di circa venti minuti che porta dalla stazione Pompei Scavi a Ercolano Scavi.
In alternativa da Napoli partono gli autobus EAV della linea “Napoli-Torre Annunziata-Sorrento” che con un viaggio di circa venti minuti vi condurranno alla fermata “Ercolano Scavi”. Infine, coloro che raggiungono la città in auto dovranno prendere l’autostrada A3 Napoli-Salerno, uscire al casello di Ercolano e poi seguire le indicazioni stradali per gli scavi archeologici.
A metà Settecento con l’arrivo della famiglia reale nella zona di Portici altri membri dell’aristocrazia decisero di realizzare sontuose dimore estive lungo la Via Regia delle Calabrie e nelle campagne circostanti tra Villa de Bisogno a Resina e Palazzo Vallelonga a Torre del Greco. La quantità e la qualità degli edifici costruiti in questa zona era davvero di alto livello tanto che quel tratto di strada fu denominato il Miglio d’Oro.
Ancora oggi questo percorso è ricco di meravigliose ville settecentesche costruite in stile tardo barocco o in stile neoclassico con parchi, giardini curati e vista sul mare. Alcune di queste sono ora diventate strutture alberghiere mentre altre sono ancora visitabili, come Villa Campolieto progettata dall’architetto Luigi Vanvitelli (lo stesso che ideò la Reggia di Caserta) e Villa Ravone, nota anche come Villa Maturi, un edificio dall’inestimabile valore storico dove visse per anni anche l’archeologo Amedeo Maiuri.
Il palazzo più famoso di tutti risulta, però la Reggia di Portici, un vero e proprio palazzo reale che i Borbone adibirono a residenza estiva. Il complesso, opera di Vanvitelli e di Ferdinando Fuga, era dotato di una riserva di caccia nel bosco superiore e di un bosco ornamentale. All’interno è ancora possibile ammirare anche un Museo dove sono esposti reperti provenienti dagli scavi di Ercolano che i Borbone avevano raccolto nella loro collezione personale.
Ercolano è una città che offre diverse sistemazioni su misura per tutte le tasche e adatte alle diverse esigenze. Tuttavia la città si trova a soli 11km da Napoli, quindi moltissimi viaggiatori preferiscono dormire nella città partenopea che da sempre offre una vasta scelta di alloggi a prezzi spesso davvero convenienti.
I primi resti della cittadina furono scoperti per caso da un contadino che, attorno al 1709, aveva cominciato in questa zona i lavori per la costruzione di un pozzo. Emanuele Maurizio d’Elbeuf in quel periodo stava costruendo il suo palazzo presso il litorale di Portici e, venuto a sapere della notizia, decise di comprare il fondo e di avviare degli scavi che raggiunsero l’antico Teatro di Ercolano. In quest’area furono ritrovate colonne, statue, marmi che il Principe conservò nella sua collezione personale o inviò come regalo a parenti, amici e ad altri reali europei.
Nel 1740 il successo di questi ritrovamenti spinse Re Carlo III di Borbone a costruire, entro i confini del casale di Portici, un palazzo reale nelle vicinanze degli scavi di Resina. Questa dimora storica, fatta costruire in un ampio parco dotato di un giardino all’inglese e di un anfiteatro, assunse il titolo di Real Villa di Portici. Durante la costruzione della Reggia di Portici, l’archeologo spagnolo Roque Joaquín de Alcubierre venne a conoscenza dei ritrovamenti fatti in questa zona e ricominciò a scavare. Gli scavi portarono alla luce statue, pezzi di marmo, frammenti di iscrizioni e cornici.
Dalla metà del Settecento tutti i reperti rinvenuti vennero trasferiti a titolo di collezione personale nella Reggia di Portici, dove il re mostrava questi ritrovamenti solo ai suoi illustri ospiti. Nel 1760, casualmente fu scoperta la Villa dei Papiri che conservava non solo statue ma anche migliaia di papiri carbonizzati, ma ancora leggibili. Tuttavia con il ritrovamento di Pompei, che presentava modalità di scavo più semplici, l’interesse per Ercolano andò sempre più diminuendo fino a subire una battuta d’arresto nel 1780.
Purtroppo nell’Ottocento gli scavi subirono diverse riprese e interruzioni fino al 1924, quando l’archeologo Amedeo Maiuri incominciò un programma di esproprio dei terreni con il fine di proteggere le rovine di Ercolano dalla forte espansione edilizia di quegli anni. Nel 1927, inoltre, cominciò una nuova campagna di scavi che terminò nel 1942 riportando alla luce circa quattro ettari dell’antica città. Nel Novecento si procedette con la messa in sicurezza e con il restauro del patrimonio architettonico recuperato e, sotto la direzione di Giuseppe Maggi, furono rinvenuti quasi trecento scheletri umani.
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