Considerato uno dei siti di interesse da non perdere assolutamente durante un soggiorno a Napoli, la Cappella Sansevero è uno dei più grandi tesori del patrimonio artistico italiano. Situato nel cuore del centro storico della città, il Museo Cappella Sansevero è un luogo in cui fascino e mistero si intrecciano dando vita ad un ambiente davvero unico.
La Cappella per le preziose opere custodite, gli interni decorati in stile barocco e la sua storia attira visitatori da ogni parte del mondo che rimangono affascinati dalle meraviglie che il Museo Cappella Sansevero custodisce da ormai centinaia di anni. Al suo interno, infatti, si trova il famoso Cristo Velato realizzato da Giuseppe Sanmartino, ma anche 10 statue che rappresentano le virtù, diversi dipinti, monumenti funebri della famiglia di Sangro e due splendide macchine anatomiche.
L’attuale pavimentazione della Cappella è in cotto napoletano ma stata costruita dopo un crollo avvenuto nel XIX secolo. Il pavimento originale, infatti, era stato ideato attorno alla metà del XVIII secolo da Raimondo di Sangro che incaricò Francesco Celebrano di eseguire un “pavimento labirintico”. Realizzato con tarsie marmoree policrome, il pavimento doveva ospitare una linea bianca continua formata da croci gammate tutte collegate tra loro e alternate con quadrati. L’idea di questa speciale pavimentazione era in realtà una metafora delle difficoltà che l’uomo deve affrontare per raggiungere la conoscenza.
Eretta nel Seicento con il nome di Santa Maria della Pietà, la Cappella Sansevero era stata inizialmente costruita come luogo di culto per ringraziare la Vergine di alcuni miracoli concessi ai fedeli. Nel Settecento, però, Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero, modificò il complesso facendo realizzare molte delle opere che attualmente si possono ammirare e ristrutturando la Cappella secondo canoni del tutto personali.
Il Cristo Velato è sicuramente l’opera più famosa e più suggestiva che la Cappella custodisce nella sua navata centrale. In principio la statua era stata commissionata ad Antonio Corradini che aveva già realizzato alcune delle statue delle Virtù presenti nella Cappella, ma purtroppo Corradini morì nel 1752. Raimondo di Sangro decise allora di conferire l’incarico a Giuseppe Sanmartino che realizzò una delle più belle opere marmoree del nostro patrimonio. L’autore creò una statua in marmo a grandezza naturale del corpo di Cristo dopo la morte ricoperto da un velo.
Tutti coloro che ammirano l’opera rimangono esterrefatti dalle abilità dello scultore che ha saputo conferire al corpo di Cristo caratteristiche davvero uniche, tanto da sembrare vero. L’opera è stata fatta con dovizia di particolari e colpisce proprio per i dettagli come la vena gonfia e ancora pulsante sulla fronte, i segni dei chiodi sulle mani e sui piedi. Vicino ai piedi di Cristo si trovano poi gli oggetti della Passione: una corona di spine, una tenaglia e dei chiodi. Il sudario posto sopra il suo corpo, infine, mette in luce le ferite, il costato scavato e la sofferenza subita: il modo con cui si adagia sopra il corpo e ci aderisce sopra fa sì che questo lenzuolo sembri quasi vero.
Il fatto che Raimondo di Sangro fosse un alchimista vicino al mondo della massoneria ha fatto nascere la leggenda secondo cui il velo sarebbe in realtà una stoffa vera che è stata trasformata in marmo tramite un particolare processo alchemico noto come “marmorizzazione”. Tuttavia questa rimane solo una storia dato che un’analisi ha confermato come l’opera sia stata realizzata interamente in marmo.
Nella Cavea Sotterranea della Cappella Sansevero si trovano due teche che conservano al loro interno due Macchine anatomiche, ovvero gli scheletri di un uomo e di una donna con un sistema circolatorio perfettamente riprodotto. Queste Macchine furono realizzate dal medico palermitano Giuseppe Salerno attorno alla metà del Settecento e furono poi acquistate da Raimondo di Sangro in seguito a una esibizione del medico siciliano a Napoli.
Secondo una leggenda Raimondo di Sangro fece uccidere due suoi servitori per poi imbalsamarne i loro corpi e conservarli per studi scientifici. In realtà, uno studio ha confermato che il sistema cardiocircolatorio di questi due scheletri è una ricostruzione realizzata con numerosi materiali, tra cui la cera d’api e coloranti. Quello che sorprende e affascina è la precisione con cui i sistemi circolatori sono stati ricostruiti, cosa che rende questi due corpi due modelli davvero all’avanguardia.
Lungo tutta la navata principale della Cappella sono situate 10 statue che rappresentano le virtù da rispettare: Decoro, Liberalità, Zelo della Religione, Soavità del giogo coniugale, Pudicizia, Disinganno, Sincerità, Dominio di sé stessi, Educazione, Amor divino. Queste opere sono state eseguite da diversi artisti tra i quali spiccano Antonio Corradini e Francesco Queirolo.
Tra le statue che maggiormente colpiscono c’è il Disinganno, un’opera realizzata da Queirolo che rappresenta un uomo che viene liberato da una rete. Secondo la storia quell’uomo è Antonio di Sangro, padre del principe Raimondo, che in seguito alla morte della moglie condusse una vita sregolata fino a quando diventato anziano decise di tornare a Napoli e abbracciare la vita sacerdotale. Di incredibile bellezza anche due statue del Corradini, Decoro, che si trova sulla sinistra della porta d’ingresso e Pudicizia dedicata a Cecilia Gaetani dell’Aquila d’Aragona, madre di Raimondo di Sangro.
All’interno della Cappella si trovano anche diversi monumenti funebri dedicati a famigliari della Famiglia di Sangro. Tra questi spicca maggiormente la tomba dedicata al Principe Raimondo di Sangro di Sansevero che appare a prima vista austera e sobria. La parte superiore è composta da un arco sul quale sono stati scolpiti diversi emblemi che ricordano i successi, letterari, militari e scientifici di Raimondo di Sangro.
Sotto l’arco si trova una cornice marmorea che ospita il ritratto del principe e più in basso una lastra marmorea in cui si trova in rilievo l’elogio funebre di Raimondo. Le lettere sono di colore bianco e inizialmente erano in contrasto con il fondo rosa della lastra e la scritta è stata eseguita attraverso l’uso di solventi chimici ideati dal principe stesso.
La Cappella Sansevero è aperta da venerdì a domenica, dalle ore 9.00 – alle 19.00. L’ultimo ingresso è previsto 30 minuti prima della chiusura.
Il biglietto d’ingresso per la Cappella Sansevero costa:
C’è anche la possibilità di noleggiare un’audioguida al costo di € 3,50 oppure un’offerta “tandem” di due audioguide a € 5,00. Il biglietto può essere acquistato anche online.
Certamente il modo migliore per visitare il Cristo Velato e la Cappella Sansevero è accompagnati da una guida ufficiale: con pochi euro in più vi evitate la fila alla biglietteria, vi assicurate la visita e potrete prendere parte a un piccolo tour della città.
La Cappella ospita anche un bookshop che si trova nell’area della Sacrestia. Per i visitatori disabili in carrozzina o a mobilità ridotta risultano accessibili l’intera navata della Cappella e la sacrestia, mentre non risulta visitabile la Cavea sotterranea dove si trovano le Macchine anatomiche dato che vi si accede tramite una stretta scala ottocentesca.
All’interno è severamente vietato fotografare, effettuare videoregistrazioni, usare il telefono cellulare, introdurre animali.
La Cappella Sansevero si trova nel centro storico di Napoli, alle spalle di Piazza San Domenico Maggiore non troppo lontano da altre attrazioni come Napoli Sotterranea e il Museo Archeologico.
Il modo più semplice di raggiungere la Cappella è quello di prendere la Metro Linea 1 scendere alla fermata Dante e poi percorre 500 metri a piedi, in alternativa si può scendere alla fermata Università e percorrere 800 metri a piedi. Altre possibilità sono: prendere la Linea 2 della Metro e scendere alla fermata Cavour oppure prendere i bus numero 151, 154 o 601.
Per chi vuole raggiungere la Cappella in auto può arrivare fino a Piazza Garibaldi, quindi trovato un parcheggio in via Mancini, prendere la metro per raggiungere la destinazione.
Secondo quanto raccontato da Cesare d’Engenio Caracciolo nel testo “Napoli Sacra” verso la fine del XVI secolo un uomo innocente mentre veniva condotto in carcere passò vicino alla dimora dei di Sangro in piazza San Domenico Maggiore e qui vide apparire un’immagine della Madonna. Il carcerato fece, quindi, voto alla Vergine e le avrebbe regalato una lampada d’argento se fosse stato riconosciuto innocente. Provata la sua innocenza, l’uomo venne scarcerato e tenne fede al suo voto. Da quel momento si racconta che quel posto divenne luogo di pellegrinaggio di molti fedeli che pregavano la Vergine.
Anche il duca di Torremaggiore Giovan Francesco di Sangro chiese a questa Madonna di poter guarire dalla grave malattia che lo aveva colpito. Sembra che la Vergine abbia accolto le richieste del duca e questo, una volta ottenuta la guarigione, fece costruire in questo luogo una piccola cappella soprannominata Santa Maria della Pietà o Pietatella. Nei primi anni del ’600, però suo figlio Giovan Francesco Alessandro di Sangro decise di ristrutturare la cappella ampliandola e rendendola un luogo adatto ad accogliere le spoglie di tutti i componente della Famiglia di Sangro.
Nel Settecento, però, Raimondo di Sangro ordinò diversi lavori di rifacimento dell’edificio mantenendo inalterate solo le dimensioni perimetrali e i quattro mausolei laterali. Gli interni della Cappella furono, quindi, rivisitati e Raimondo la decorò seguendo le sue inclinazioni e i suoi gusti rendendola il capolavoro che tutti possiamo ammirare ora.
Il Museo Cappella Sansevero si trova in Via Francesco De Sanctis, 19/21 proprio nel cuore di Napoli. La Cappella si trova a 650 metri dal Duomo di Napoli, a 1,8 km da Piazza del Plebiscito e a meno di 2 km dalla Stazione di Napoli Centrale.
Le City Card permettono di risparmiare sui mezzi pubblici e/o sugli ingressi delle principali attrazioni turistiche.