Napoli

Maschio Angioino

Uno dei simboli indiscussi di Napoli, il Maschio Angioino o Castel Nuovo è una fortezza medioevale fatta costruire da Carlo I d’Angiò a scopo difensivo e come nuova corte reale.

Il Maschio Angioino, noto anche come Mastio Angioino o Castel Nuovo, è uno dei simboli della città di Napoli ed è uno storico castello fatto costruire nel 1266 da Carlo I d’Angiò. Sconfitti gli Svevi, Carlo I prima salì al trono del Regno di Sicilia e poi decise di trasferire la capitale da Palermo a Napoli ordinando la costruzione del Maschio Angioino, una fortezza che doveva difendere la città dalle incursioni dei nemici.

In particolare, questo complesso fu costruito in una posizione strategicamente rilevante volta ad incrementare il sistema difensivo della città che era già composto dal Castel dell’Ovo, che era ormai ritenuto una struttura obsoleta, e da Castel Capuano, che si trovava in posizione poco strategica e lontana dal mare. Essendo il Castel dell’Ovo e il Castel Capuano fortezze già edificate anni prima, a questo nuovo complesso fu dato il nome di Castel Nuovo, per differenziarlo dalle altre due strutture. Il nome Maschio Angioino, invece, è un termine di origine medioevale che deriva dalla parola fiorentina “mastio” che indicava in una fortezza la torre maggiore e la più sicura in caso di attacchi bellici.

Cosa vedere al Maschio Angioino

Visitare il Maschio Angioino è come fare un viaggio nel tempo e ripercorre la storia Napoli. All’interno del Maschio Angioino si trovano sale adornate, cappelle, affreschi antichi ma anche reperti archeologici di epoca romana e il bellissimo Museo Civico con opere che vanno dal XV al XX secolo.

Arco Trionfale

L’arco Trionfale segna l’ingresso principale del castello ed è stato costruito tra il 1453 e il 1468 traendo ispirazione agli archi trionfali di epoca romana per celebrare l’ingresso di re Alfonso d’Aragona nella capitale, dopo aver sconfitto Renato d’Angiò. Situato tra la torre “di Mezzo” e la torre “di Guardia” qui si può ammirare un arco con un fregio che raffigura il corteo trionfale di Alfonso seduto su un carro condotto dalla Fortuna e circondato dai famigliari e dai grandi ufficiali del regno. Sopra di questo si trova un arco superiore adornato da colonne ioniche e da nicchie ospitanti le statue delle quattro virtù (Temperanza, Giustizia, Fortezza e Magnanimità), e dominato da un ornamento semicircolare con in cima la statua di San Michele.

Cappella Palatina

Unico elemento superstite del castello angioino trecentesco è la Cappella Palatina che fu fatta costruire dagli Angioini nel XII secolo e che, nonostante fosse stata danneggiata da un terremoto nel XV secolo, è stata poi restaurata e negli anni ha saputo mantenere intatto il suo aspetto originario.

All’interno l’edificio si presenta in stile gotico con opere pittoriche dell’artista fiorentino Maso di Banco mentre numerose sculture presenti, come “il Tabernacolo con la Madonna e il Bambino” appartengono a Domenico Gagini, allievo di Donatello e Brunelleschi. L’interno della Cappella Palatina fu per certo affrescato anche da Giotto che riprese in un ciclo di affreschi appartenenti alle Storie del Vecchio e Nuovo Testamento. Tuttavia il lavoro di Giotto è andato quasi interamente perduto durante le incursioni avvenute tra il XV e il XVI secolo.

Sala dei Baroni

Chiamata anche Sala Maior o Sala del Trono, la Sala dei Baroni è la principale sala del castello e fu voluta da Roberto d’Angiò, un re mecenate che accolse alla sua corte artisti e letterati come Boccaccio e Petrarca e pittori come Giotto che affrescò anche parte delle pareti di questa stanza. Alfonso I D’Aragona, invece, con l’intento di ampliare e abbellire la stanza chiamò a Napoli l’architetto spagnolo Sagrera che ristrutturò la sala e costruì la splendida volta ottagonale a forma di stella.

Il nome della sala deriva dal fatto che intorno al 1486 alcuni baroni avevano organizzato una congiura contro re Ferrante I, il quale scoprì il complotto e invitò i baroni al castello con la scusa di partecipare alle nozze della nipote. In realtà il re aveva organizzato una trappola: i baroni radunati in questa stanza furono arrestati e condannati a morte.

Purtroppo nel 1919 la struttura è stata colpita da un incendio che ha distrutto quasi tutte le decorazioni scultoree, ma tra le opere presenti nella sale si può ancora ammirare il portale marmoreo bifronte creato da Domenico Gagini con bassorilievi raffiguranti Alfonso V d’Aragona e il suo ingresso trionfante al castello.

Sala dell’Armeria

Situata sulla sinistra della Cappella Palatina, la Sala dell’Armeria custodiva l’arsenale bellico che era presente presso il Maschio Angioino. Più che per il suo ruolo la sala è nota perché durante alcuni lavori di restauro del castello, qui sono stati rinvenuti importanti reperti archeologici di epoca romana che vanno dal I secolo a.C. al V secolo d.C.. I resti rinvenuti si possono oggi ammirare grazie ad una pavimentazione in vetro trasparente.

Cappella delle Anime del Purgatorio

Si pensa che la Cappella delle Anime del Purgatorio sorga nel luogo in cui prima si trovava la trecentesca cappella di San Martino di Tours. La cappella, infatti, è stata costruita nel XVI secolo dai viceré spagnoli che hanno ordinato diverse modifiche al castello.

L’interno è in stile barocco con affreschi e dipinti su tavola racchiusi in cornici di legno dorato mentre sull’altare maggiore è posta una tela raffigurante la Madonna del Carmine con San Sebastiano, Papa Gregorio I e alcune anime del purgatorio. La cappella era il luogo in cui si era soliti offrire i sacramenti ai condannati a morte prima che questi fossero giustiziati.

Cappella di San Francesco da Paola

Risalente al XV secolo e consacrata nel 1668, dopo un restauro che le ha conferito uno stile barocco, la piccola cappella di San Francesco deve il suo nome al fatto che ospitò San Francesco da Paola durante un suo viaggio per Parigi.

Originali dell’epoca si possono ancora ammirare alcune decorazioni in stucco dorato e due affreschi sulla parete sinistra mentre la volta quattrocentesca, disegnata da Guillerm Segreram, fu distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale.

Prigioni

I sotterranei posti al di sotto della Cappella Palatina ospitano due sale che negli anni furono adibite a prigioni e vennero chiamate come la prigione “del Miglio” e quella “dei Baroni“.

Secondo una leggenda durante la dominazione aragonese la prigione del Miglio, nota anche come fossa del coccodrillo, era in realtà un deposito di grano dove talvolta venivano rinchiusi anche alcuni prigionieri. Purtroppo alcuni dei detenuti rinchiusi qui scomparvero nel nulla e per questo furono messe più guardie a sorveglianza. Presto fu scoperto che un grosso coccodrillo entrava da un apertura sotterranea all’interno della prigione e prendeva con sé i detenuti trascinandoli in mare. Una volta scoperta questa cosa i regnanti decisero di inviare qui le vittime più scomode che volevano giustiziare a morte di nascosto o senza troppo clamore.

La prigione dei Baroni, invece, che è direttamente collegata con una scala alla Cappella Palatina conserva quattro bare senza alcuna iscrizione che sono molto probabilmente quelle dei nobili uccisi durante la congiura dei Baroni nel 1486.

Museo Civico

Il Maschio Angioino ospita al suo interno anche il Museo Civico che si sviluppa tra la Sala dell’Armeria, la Cappella Palatina, il primo ed il secondo piano della fortezza.

Al primo piano ci sono affreschi e dipinti a carattere religioso del periodo risalente dal XV al XVIII secolo mentre al secondo piano sono conservate opere pittoriche dell’Ottocento e del Novecento oggi di proprietà del Comune di Napoli che ritraggono temi patriottici, risorgimentali e di valori rivoluzionari.

A questi spazi si aggiungono la Sala Carlo V e la Sala della Loggia dove vengono organizzate mostre ed iniziative a carattere culturale.

Biglietti d’ingresso per il Maschio Angioino

Per visitare il Maschio Angioino è possibile scegliere tra diverse tipologie di biglietti in base al percorso che si desidera effettuare:

Percorso solo Museo Civico (senza guida)

Sale e spazi visitabili: Piazza d’Armi, Sala dell’Armeria, Sala dei Baroni, Primo piano: Arte dal XV al XVIII secolo, Secondo piano: ‘800 Napoletano, Terzo piano: ‘900 Napoletano, Terrazza con affaccio sul Molo Beverello.

Percorso Museo Civico (senza guida) + percorso archeologico + prigioni + terrazzo panoramico (con guida)

Percorso archeologico + prigioni + terrazzo panoramico (con guida)

Orari di apertura per visitare il Maschio Angioino

Il Maschio Angioino è aperto tutti i giorni con il seguente orario:

Visite guidate e free tour a Napoli

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Come raggiungere il Maschio Angioino

Il modo migliore per raggiungere il Maschio Angioino è in metropolitana prendendo la Linea 1 e scendendo alla fermata Municipio, in alternativa si può prendere il bus R2 (fermate principali: Stazione Centrale – Piazza Trieste e Trento) fino a Piazza Municipio oppure l’autolinea urbana 202 (fermate principali: Corso Umberto – Via De Pretis). Da piazza Vittoria, invece, si può prendere il tram 1 fino alla fermata Piazza Municipio.

Dalla Zona del Vomero è possibile prendere la Funicolare Centrale fino alla fermata Augusteo e poi da lì proseguire a piedi per circa 5 minuti fino a Piazza Municipio. Se si vuole raggiungere la destinazione in treno è necessario arrivare alla stazione ferroviaria di Piazza Garibaldi poi prendere la Linea 1 della metropolitana, oppure prendere l’autobus R2 fino a piazza Municipio.

Storia del Maschio Angioino

Nel XIII secolo Carlo I d’Angiò decise di affidare all’architetto Pierre de Chaule i lavori per la costruzione di un castello che doveva essere non solo una fortezza ma anche un nuovo palazzo di corte per i regnanti. Il re decise di edificare una nuova e possente struttura in prossimità del mare dato che fino ad allora la residenza dei reali a Napoli era stata Castel Capuano, un antico edificio normanno che venne giudicato inadeguato alla funzione.

Carlo I d’Angiò, tuttavia, non soggiornò mai nel castello da lui voluto. Dopo i Vespri siciliani, il castello rimase inutilizzato fino all’arrivo del re Carlo II lo Zoppo che decise di ristrutturare e ampliare Castel Nuovo e di trasferire lì la corte. Durante il regno degli Angioini, Castel Nuovo ospitò importanti personaggi del tempo come Giotto, che eseguì dei lavori nella Cappella Palatina, e i letterati Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio.

Nel XV secolo Alfonso d’Aragona decise di rendere Castel Nuovo una reggia in grado di competere con la corte di Lorenzo il Magnifico a Firenze e per questo chiamò a Napoli architetti aragonesi con l’obbiettivo di ristrutturare il complesso. Il castello, così, venne ricostruito nella pianta che tuttora possiamo ammirare: dando all’edificio un’impronta più difensiva e seguendo un gusto gotico-catalano.

Tra il XV e il XVII secolo, però, il castello fu più volte saccheggiato e perse il suo ruolo di corte per diventare un semplice presidio militare. Durante questi anni si susseguirono diverse dominazioni che, con l’intenzione di eliminare il ricordo del regno angioino e quello aragonese, soppressero o modificarono alcune parti e diversi ornamenti.

Durante il regno dei Borbone, il Maschio Angioino perse la qualifica di residenza reale a favore di altri complessi come il Palazzo Reale di Piazza del Plebiscito, la Reggia di Capodimonte, la villa reale di Portici e la Reggia di Caserta e fu adibito ad arsenale di artiglieria. Nel Novecento il complesso fu sottoposto a lavori di restauro che rimossero gli edifici sorti fra XVII e XIX secolo a ridosso del castello e restituirono alla fortezza parte del suo stile originario.

Informazioni utili

Indirizzo

Via Vittorio Emanuele III, 80133 Napoli NA, Italy

Contatti

TEL: +39 081 795 7722

Orari

  • Lunedì: 08:30 - 17:30
  • Martedì: 08:30 - 17:30
  • Mercoledì: 08:30 - 17:30
  • Giovedì: 08:30 - 17:30
  • Venerdì: 08:30 - 17:30
  • Sabato: 08:30 - 17:30
  • Domenica: Chiuso

Trasporti

Fermate Metro

  • Municipio (177 mt)

Fermate Bus

  • Piazza Municipio (74 mt)

Dove si trova Maschio Angioino

Il Maschio Angioino si trova in Piazza Municipio, vicino alla zona del porto di Napoli e non lontano dal Teatro San Carlo e dal Palazzo Reale.

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